I Sassi e la civiltà rupestre

 

Il “vivere in grotta” nel territorio materano affonda le proprie radici in tempi assai remoti: l’uomo del Paleolitico trovò rifugio all’interno di cavità grottali naturali, adattandosi a ciò che Madre Natura gli offriva. E a partire da allora diventa “un mudus vivendi”, una maniera di vivere il territorio sfruttando le tenere pareti rocciose della Murgia e del canyon della Gravina, scavando ripari spesso utilizzati di generazione in generazione a scopo abitativo o come ovili per greggi o ancora come luoghi di culto e di preghiera o infine cantine per la produzione del vino.

 

E così nasceranno i “Sassi”, due valli pietrose inizialmente non popolate ma poi urbanizzate e perfettamente integrate al di fuori dell’originario nucleo abitativo della Civita. La valle del Sasso Caveoso, di particolare interesse storico-culturale, meglio conserva tutte le caratteristiche proprie degli antichi rioni: case-grotte all’interno dei terrazzamenti, strade-tetto, luoghi ipogei, cisterne, cantine, vicinati, scalinate, il tutto scavato nella roccia.

 

E’ facile rendersene conto visitando una Casa-grotta, antica abitazione tipicamente arredata, abitata ancora fino agli anni ’50, per meglio comprendere usi e costumi degli abitanti del luogo, la loro quotidianità fatta di piccole cose, di momenti di vita comune, di tanto amore per la propria terra… Il Sasso Barisano, maggiormente costruito a ridosso della roccia, ma non meno interessante e suggestivo, dominato dalla facciata della splendida Cattedrale romanico-pugliese del XIII secolo che si erge sul colle della Civita.

 

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Arte e sacralità

Per tutto il Medioevo, il territorio materano vide l’arrivo di monaci benedettini, raggruppati in comunità monastiche, e monaci greco-ortodossi, cenobiti, eremiti ed asceti. Oltre 150 le chiese rupestri a Matera, sparse nel territorio della Murgia materana e all’interno delle valli dei Sassi, racchiuse all’interno di un’area protetta regionale, il Parco Archeologico Storico e Naturale delle Chiese Rupestri, istituito nel 1990 per garantire maggiore valorizzazione, conservazione e fruizione dei siti racchiusi in esso, luoghi di preghiera e di grande fede e sacralità, rappresentanti un patrimonio storico-artistico di inestimabile pregio e valore.
Le chiese rupestri conservano infatti affreschi e dipinti murali di grande qualità ed eccezionale fattura, di stampo latino-romanico o bizantineggiante, perfettamente conservati a dispetto del tempo e delle incurie. Ne sono un esempio le splendide Chiese rupestri di Santa Maria de Idris e San Giovanni in Monterrone, scavate nel pieno Medioevo all’interno del massiccio roccioso del Monterrone, al centro della valle del Sasso Caveoso, o la Chiesa rupestre di Santa Lucia alle Malve, a pianta basilicale a tre navate, con elaborata architettura ecclesiastica, già presente nell’VIII secolo, o ancora Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci, San Pietro Barisano, ecc.

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La raccolta dell’acqua piovana

Già nelle epoche preistoriche l’uomo della Murgia aveva imparato la raccolta dell’acqua piovana in apposite cavità e a decantarla, al fine di utilizzarla per il proprio fabbisogno idrico. Tecniche antiche di sopravvivenza, espressioni di sfruttamento territoriale ed ambientale di grande ingegnosità, che arrivano fino ai nostri giorni e si traducono in un sistema eccellente di canalizzazione di acqua piovana destinata all’utilizzo quotidiano per gli abitanti dei Sassi.

Vasche e cisterne, dunque, dove l’acqua arriva tramite canalette scavate nella roccia, a cielo aperto o interrate, aventi la funzione di convogliare l’acqua dei tetti e delle scalinate. Veri e propri serbatoi idrici per la città sono invece rappresentati dai cosiddetti “Palombari”, cisterne di spettacolari dimensioni, interamente scavate nella roccia, chiuse da alti muraglioni, detti “palombe”; il Palombaro Lungo, sito sotto la centralissima Piazza Vittorio Veneto, è la più grande cisterna scavata in roccia d’Europa con una volumetria pari ad un palazzo a cinque piani.

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